Quando ho capito di essere un viaggiatore

di Erika

C’è un momento preciso dell’animo di ogni viaggiatore in cui si realizza l’importanza che il viaggio avrà nella propria vita.

Viaggiare è uno stato mentale, sono sempre stata convinta che per viaggiare, scoprire ed esplorare un nuovo luogo, non occorre necessariamente fare tantissimi chilometri.

Si può viaggiare anche organizzando una gita fuori porta in una città vicina alla propria, o decidendo finalmente di visitare quel particolare borgo ad un ora di macchina da casa.

Ciò che caratterizza veramente l’animo del vero viaggiatore è la sete di scoperta.

La brama di voler a tutti i costi riempire i propri occhi e la propria anima con una nuova esperienza, indipendentemente dal tempo richiesto per raggiungerla.

Non sono certa di ricordare il momento esatto in cui ho scoperto di essere un “viaggiatore”, forse perché ero davvero molto piccola.

Ricordo però perfettamente i salti di gioia che facevo quando i miei genitori mi dicevano “lo sai sabato dove andiamo?”, e che fosse una gita in montagna o due giorni in un paese vicino al mio, l’entusiasmo per me era invariato.

Questo desiderio di conoscere nuovi luoghi ha avuto il suo peso anche per le scelte personali che ho intrapreso nel corso della mia vita.

Una su tutte decidere di andare a studiare a molti chilometri di distanza dalla mia regione e di scegliere Milano come sede della mia attività lavorativa.

Allo stesso tempo che per sentirsi pienamente liberi di spostarsi in un mondo così grande, bisogna avere delle radici solide e conoscere bene da dove si arriva prima di decidere dove si vuole andare.

Ecco perché forse la mia particolare esperienza nella presa di coscienza di essere un viaggiatore nasce fondamentalmente dall’amore incondizionato verso la mia regione, la Calabria.

Quando nasci e cresci in luoghi così belli, non può bastarti.

Sai che nel mondo quella bellezza, anche se in maniera diversa, esiste anche altrove e dentro di te scatta qualcosa per la quale decidi “ok, io in questa vita non voglio perdermi un tramonto così, ma con i piedi nell’oceano”.

Molti viaggi, molti itinerari li ho fatti sognando e fantasticando prima ancora di concretizzarli sul serio.

Sulla mia passione per i viaggi ha certamente influito anche la mia altra grande passione, quella per la fotografia.

Già ai tempi delle scuole divoravo la rivista di National Geographic, immaginandomi anche io in quei luoghi lontani armata solo della mia adorata reflex.

Ed in tal senso si colloca anche uno dei miei libri preferiti che in qualche modo mi ha fatto definitivamente sterzare verso questa incurabile sindrome da “wonderlust”, On the road di Kerouac.

Sfogliando le pagine di questo capolavoro non puoi non farti trasportare su quelle strade affascinanti e leggendarie come la mitica Route 66 e immedesimarti nei racconti dei protagonisti del romanzo.

Ho amato moltissimo quel libro ed è ancora uno dei miei preferiti, perché ha sancito definitivamente quella consapevolezza che tra tutte le esperienze di cui è fatta l’esistenza di una persona, una fra tutte è in grado di arricchirla davvero, il viaggio.

Non abbiate paura della scoperta, un viaggio può cambiare la vostra vita.

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